Il Vangelo con
gli occhi di Santa Teresa


E' soprattutto il Vangelo che mi intrattiene durante le orazioni,
in esso trovo tutto ciò che è necessario alla mia povera piccola anima.
Vi scopro sempre nuove luci, significati nascosti e misteriosi.



CORPUS DOMINI

Lc 9, 11b-17
Accetto di unirmi al sacrificio di Cristo sull'altare, in ogni Eucarestia per essere trasformato in Lui?

Signore Gesù, trasformaci in Te!

Grazie alle diverse solennità, la liturgia ci permette di comprendere e sperimentare quanto l’Amore del Signore per ciascuno di noi sia infinito. Tutto questo deve scaldarci il cuore ed aprirci al rendimento di grazie. La Chiesa celebra oggi la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.

Questo mistero è frutto dell’Amore immenso di Dio che, pur vivendo nel seno della vita trinitaria, ha voluto trovare il modo più umile e più nascosto, rendendosi vulnerabile e fragile per restare con noi, per donarsi a noi, sotto l’apparenza del pane, per nutrire la nostra vita per mezzo della Sua stessa Vita. Attraverso il dono totale di se stesso, il Figlio di Dio ci insegna qual è la via ordinaria dell’Amore vero.

L’Amore vero non fa calcoli, si dona per coloro che ama, è pronto a morire per loro, affinché essi abbiano la vita, è pronto a “farsi cibo” per arricchire la loro vita e nutrire di vero senso la loro esistenza. Questa logica è puramente divina; essa è completamente opposta alla mentalità egoistica del mondo e dell’uomo, che è centrata su di sé, sul proprio benessere. Questo Amore divino è, per noi, un appello, una chiamata ad aprirci all’azione della Grazia divina e ad accogliere la vita di Dio in noi, per lasciarci trasformare da Lui.

Il Vangelo di oggi racconta che le folle seguivano Gesù per ascoltarlo e per ricevere una guarigione fisica o spirituale. Davanti alla richiesta dei discepoli di congedare le persone, perché queste trovino un posto per alloggiare e soprattutto trovino del cibo, Gesù risponde: “Voi stessi date loro da mangiare”. I discepoli si stupiscono della reazione di Gesù! Essi non comprendono, perché non vivono ancora la loro vita nel dono totale di se stessi.

Santa Teresa è affascinata dalla missione che il Signore le consegna, in quanto Sua sposa, e prova una grande gioia nel donare se stessa. Ella si sente chiamata ad unirsi a Lui, ad essere un granellino di quel frumento che appartiene a Cristo e che è pronto ad essere macinato per diventare pane a sua volta e a “perdere” la vita per amore Suo. Santa Teresa non appartiene più a se stessa, ma appartiene al Signore: i desideri di Gesù diventano i suoi, la missione di salvezza di Gesù è ormai la sua; per questo ella si lascia prendere completamente dal Suo Amore e non si risparmia in nulla, si offre interamente.

Ecco cosa deve significare per noi nutrirci dell’Eucarestia: permettere che, attraverso questo Sacramento, la Grazia di Dio nutra la nostra vita spirituale, faccia crescere Gesù in noi, perché noi viviamo della Sua vita divina. Grazie a ciò che il Signore opera in noi per mezzo dell’Eucarestia, noi veniamo modellati ad immagine della Santissima Trinità in vista della vita eterna.

La bellezza a la grandezza dell’Eucaristia ci attrae, come dice anche Santa Teresa. Quando adoriamo Gesù presente nel Santissimo Sacramento, siamo attratti dal mistero d’Amore, che emana da Lui. Esso è, allo stesso tempo, nascosto ai nostri sensi e rivelato a noi. Sentiamo che Dio è veramente in mezzo a noi e cammina al nostro fianco. Il Verbo si è fatto carne, il “Pane degli angeli si fa Pane degli uomini”, come dice la sequenza nella liturgia di oggi. Affidiamo al Signore la nostra incapacità di amare pienamente, di accogliere i nostri fallimenti e le nostre cadute, come occasioni per poter crescere. Abbandoniamoci fiduciosi, perché Egli può compiere in noi meraviglie molto più grandi di quelle che possiamo immaginare. Rivolgiamogli, perciò, la stessa preghiera di Santa Teresa: “Vieni … e trasformami in Te”!

Che gioia! Sono scelta tra i grani di Frumento puro
che per Gesù perdono la vita...
La mia estasi è veramente grande!
Sono la Tua sposa amata, mio Amato, vieni a vivere in me! Vieni! La Tua bellezza mi ha conquistata
Degnati di trasformarmi in Te!"

Poesia 25,8


SOLENNITA' DELLA SANTISSIMA TRINITA'

Gv 16, 12-15 
Ho fatto già esperienza dell'amore gratuito e infinito del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che abitano in me?

La Santissima Trinità abita in noi!

Fin da piccoli, ci viene insegnato il segno della Croce, uno dei segni più importanti della nostra fede. Purtroppo, lo facciamo talvolta come un’abitudine o come un gesto superstizioso, svuotandolo del suo significato essenziale. Solitamente, siamo talmente abituati a farlo che soltanto raramente prestiamo attenzione alle parole che diciamo e che, invece, sono ricche di significato: nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Ci segniamo nel Nome della Santissima Trinità. Domandiamo alla Santissima Trinità di proteggerci, gli apriamo la porta della nostra anima. La liturgia ci guida ad entrare gradualmente, ma sempre più profondamente nei misteri meravigliosi della nostra fede. Dopo la Solennità della Pentecoste, dopo essere stati rinnovati attraverso il dono dello Spirito Santo, siamo chiamati a meditare il mistero di amore che unisce le tre Persone Divine, a lasciarci visitare da Loro nella nostra anima, nel nostro cuore e ad affidare Loro tutta la nostra vita. Quanto bene fa al nostro cuore e quando è confortante sapere di essere amati da un Amore infinito, l’Amore che vive nella comunione delle tre Persone Divine!

Santa Teresa fa l’esperienza di questo amore. Rispondendo a Celina, in una lettera, le esprime una profonda comprensione a proposito della condizione di aridità in cui Celina vive. Grazie ad una grande capacità di discernimento, Teresa vede chiaramente che quell’aridità spirituale è un momento di prova e di purificazione, permesso da Dio per il bene di sua sorella. Quando ci troviamo a vivere delle circostanze simili a quelle che Santa Teresa e Celina hanno vissuto, anche a noi può capitare di sentirci abbandonati da Dio. Se, però, lasciamo agire la grazia di Dio, potremo ad ascoltare, come santa Teresa ha fatto, la voce di Dio che ci chiama proprio nel mezzo del nostro apparente “deserto”.

Quale meraviglia scoprire che Dio non attende che siamo perfetti per venirci incontro, ma si accontenta che noi accogliamo la nostra “miseria” e Gliela offriamo! Ciò che desta un grande stupore nella nostra amica Santa, è lo scoprire come tutte e tre le Persone della Santissima Trinità vengano in noi e desiderino dimorare nella nostra anima. Oggi, la liturgia ci permette di meditare su questo mistero immenso: fin dal Battesimo, la Trinità abita in noi.

Possediamo nell’anima il tesoro più prezioso: siamo, in un certo senso, una dimora per Dio, la nostra anima diviene un tempio. Nonostante ciò, andiamo in cerca di tanti altri “tesori” apparenti, che a volte ci rendono schiavi, rivelandosi “falsi” o “dannosi” per la nostra vita spirituale e che ci conducono su strade di morte. Ciò accade perché non sappiamo o dimentichiamo che ciò che è veramente essenziale per noi. Purtroppo, noi lo cerchiamo fuori, in realtà ce lo abbiamo dentro: dobbiamo soltanto scoprirlo. Come dice Sant’Agostino: “Io ti cercavo fuori di me, ma tu eri dentro di me”.

Chiediamo allo Spirito di verità che ci insegni a riscoprire in noi la presenza della Santissima Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questa grazia possiamo ottenerla soltanto nella preghiera, nel silenzio, nel cuore a cuore con Dio. Solo nel dialogo interiore con la Santissima Trinità, che avviene nel segreto del nostro cuore, possiamo percepire la comunione di amore che le tre Persone Divine vivono. Ci sentiremo, allora, amati profondamente e riconosceremo che siamo chiamati dall’eternità a lasciarci coinvolgere nel progetto di Amore e di salvezza voluto dalla Santa Trinità.

Anche noi, come figli e figlie amati da Dio, siamo chiamati a compiere, la nostra missione con la Sua grazia. È questa la nostra piccola parte, il nostro compito, quello che il Signore ha voluto affidarci da sempre, per il quale Egli conta su di noi e senza il quale mancherebbe un “tassello” al grande mosaico della storia della salvezza. Lasciamoci modellare giorno dopo giorno dall’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, affinché, nelle Loro mani, siamo docili strumenti e offriamo, a nostra volta, quell’amore e quella misericordia che riceviamo gratuitamente.


"Celina, è proprio questa l'immagine delle nostre anime: spesso scendiamo nelle fertili vallate in cui il nostro cuore ama nutrirsi, il vasto campo delle Scritture (...) e questo vasto campo ci sembra essere un deserto arido e senz'acqua ...Non sappiamo più neppure dove siamo (...) Non siamo ancora nella nostra Patria e la prova deve purificarci come l'oro nel crogiuolo. Talvolta ci crediamo abbandonate (...) ma Gesù vede la nostra tristezza e all'improvviso la sua dolce voce si fa udire (...) che richiamo quello del nostro Sposo! Ma come? Non osavamo più neppure guardarci tanto credevamo di essere senza splendore e senza ornamenti e Gesù ci chiama, ma non è solo: con lui le altre due persone della Santa Trinità vengono a prendere possesso della nostra anima! ..."

Lettera 165 a Celina


SOLENNITA' DI PENTECOSTE

Gv 14,15-16.23b-26
Quale posto lascio
allo Spirito Santo, nella mia vita?


Vieni, Santo Spirito!

In questa domenica, celebriamo la solennità della Pentecoste, una festa molto importante per noi e per tutta la Chiesa. Questa solennità chiude il tempo pasquale. Chiediamo allo Spirito Santo la grazia di poter comprendere la profondità e la ricchezza di questo mistero, attraverso questo avvenimento così importante per la vita della Chiesa e per i credenti.

Come Gesù aveva più volte annunciato, lo Spirito scende prima di tutto sugli apostoli, perché comprendano la loro missione e ricevano la forza di compierla. Essi dovranno testimoniare senza paura la Buona Novella a tutti i popoli. La Pentecoste segna l’inizio di una nuova tappa per la storia dell’umanità. È il tempo dello Spirito Santo, che spinge gli apostoli ad annunciare la salvezza ottenutaci da Gesù, il Figlio di Dio, che si è incarnato, è morto ed è risorto per salvarci. Che cosa dice a noi oggi la teofania della Pentecoste vissuta dagli apostoli? Quanto è importante lo Spirito Santo nella nostra vita da discepoli?

Santa Teresa racconta la sua “personale” pentecoste, che è avvenuta il giorno della sua Confermazione. L’attesa vissuta nella gioia e nel silenzio interiore ha permesso allo Spirito di preparare bene il suo cuore, aprire la sua anima alla grazia e operare in lei una nuova trasformazione spirituale. Comprendiamo l’importanza di preparare bene il nostro cuore prima di ricevere ogni sacramento? Spesso ci capita di non avere la consapevolezza di ciò che il sacramento produrrà in noi, sia in modo invisibile, che sensibile nella nostra vita!

Molte volte, la preparazione alla confermazione viene vissuta come qualcosa che “si deve fare” e non come una disposizione del cuore, un’attitudine a prepararsi per accogliere la “visita del Signore”. È il Signore in Persona che riversa la Sua grazia in noi!

Santa Teresa racconta di aver vissuto quel momento nel silenzio di una “brezza leggera” e questa sua esperienza sembra ben diversa se la paragoniamo alle lingue di fuoco che scendono sugli apostoli, di cui si parla nel libro degli Atti degli Apostoli. Eppure, lo Spirito Santo “è”, allo stesso tempo, forza e dolcezza. Talvolta, Egli ci dona consolazione o ci offre le parole giuste per aiutare o confortare persone che si trovano in difficoltà. Egli ci accompagna nel combattimento spirituale e nel nostro quotidiano. È discreto e, tuttavia, agisce con potenza. Lo Spirito illumina il nostro cammino e contribuisce a renderci liberi …

Per essere veri discepoli non basta la nostra buona volontà, l’impegno e tutte le nostre forze. Occorre che lo Spirito Santo operi in noi una trasformazione, un cambiamento, una conversione, affinché noi diventiamo quei canali attraverso i quali il Signore può continuare la sua opera nel mondo. È vero, la maggior parte di noi ha già ricevuto il sacramento della Confermazione, tuttavia, un sacramento continua a produrre i suoi effetti e a portare frutto nella nostra vita. Ogni giorno dobbiamo imparare ad aprirci all’azione dello Spirito Santo in noi. Consapevolmente o no, abbiamo bisogno dello Spirito Santo. Noi abbiamo sete di quest’acqua viva che è l’Amore di Dio.

Possiamo e dobbiamo invocarlo sempre, in ogni circostanza, nel nostro quotidiano e disporci a riceverlo soprattutto attraverso il sacramento della Riconciliazione e nell’Eucarestia. Davanti alla nostra fragilità, ai nostri egoismi, alle nostre corte vedute, non possiamo non prendere atto del fatto che non siamo capaci di portare avanti da soli la missione che Gesù ci affida ogni giorno. Abbiamo bisogno del Suo aiuto per realizzarla ed è proprio lo Spirito Santo che rende possibile tutto questo! InvochiamoLo con tutte le nostre forze e chiediamo il Suo aiuto, affinché Egli ci riempia della Sua pienezza, dei Suoi doni e riceviamo ogni sorta di grazie e di “luci”, secondo quello di cui abbiamo bisogno, secondo i nostri diversi stati di vita. Accogliamo tutto con amore e per amore, chiedendo che la nostra anima sia sempre più disponibile e rendendola un “luogo” accogliente per il Signore, affinché la Grazia possa agire liberamente e ci rigeneri per una vita nuova in Dio.


"Mi ero preparata con grande cura a ricevere la visita dello Spirito Santo, non capivo perché non si desse una grande importanza al fatto di ricevere questo sacramento d'Amore (...) Ah, come era gioiosa la mia anima; come gli apostoli attendevo con felicità la visita dello Spirito Santo!

Mi rallegravo all'idea di essere presto perfetta cristiana (...) Finalmente il momento felice arrivò: al momento della discesa dello Spirito Santo non sentii un vento impetuoso, ma piuttosto quella brezza leggera della quale il profeta Elia udì il mormorio sul monte Oreb.
In quel giorno ricevetti la forza di soffrire (...)"

Manoscritto A 36v


SOLENNITA' DELL'ASCENSIONE
DEL SIGNORE

Lc 24,46-53
Quali sono i sentimenti che provo quando penso alla vita eterna?

Tu, Signore, ci attendi in Cielo!

Oggi, settima domenica di Pasqua, celebriamo la solennità dell'Ascensione del Signore Gesù al Cielo. La preghiera di Colletta, proposta per questa solennità, ci aiuta a comprendere che, di fronte a questo mistero della nostra fede, dobbiamo coltivare una “santa gioia” come disposizione del cuore. Dobbiamo fare ciò anche quando gli avvenimenti di pesano, affinché ci lasciamo modellare dall’amore di Dio e ci apriamo all’amore del prossimo.

Il nostro cuore deve essere pieno di speranza, perché, in Gesù risorto, la nostra umanità, nonostante la nostra fragilità e la natura peccatrice, è chiamata ad essere “innalzata” nella gloria. Il Signore Gesù ci ha aperto le porte del paradiso per entrare nella vita intima della Santissima Trinità. Egli ci ha dato accesso alla gioia eterna presso di Lui, con tutti gli angeli e i santi e con i fratelli e le sorelle che hanno avuto la grazia di essere accolti in Cielo.

Il mistero della partecipazione alla vita eterna attira e affascina Santa Teresa. Proprio per questo motivo Ella vive nel desiderio di seguire le “tracce” che il Signore stesso ha lasciato durante tutto il corso della sua esistenza terrena e che si rivelano in ogni passo del Vangelo. Se le porte del paradiso sono spalancate davanti a noi, anche noi però dobbiamo fare la nostra parte. Se, come santa Teresa e tanti altri santi, ci sentiamo attratti verso la gioia eterna che si vive in Cielo, allora, proprio come loro, dobbiamo camminare, seguendo il nostro unico Maestro. «Quanto sono luminose queste tracce!» diceva Santa Teresa, «quanto sono profumate!»

Quando le nostre azioni sono buone, giuste, sante, ad esempio di quelle di Cristo, possono diventare piccole luci che illuminano le azioni degli altri. Se i nostri pensieri fossero veramente imbevuti di Vangelo, allora tutta la nostra vita "profumerebbe" della vita stessa di Gesù. Come cristiani, ad immagine di Gesù, dovremmo lasciare tracce luminose e profumate, spandere il buon profumo di Cristo presso i nostri fratelli e sorelle. Non si tratta di pretendere di essere perfetti o migliori degli altri, ma di guardare a un ideale che, anche se ci sembra molto alto, è tuttavia una meta verso cui ogni cristiano deve tendere ogni giorno con tutto il cuore, tutta la sua anima, tutte le sue forze, aiutato dalla grazia di Dio che ci è donata gratuitamente.

Lo scoraggiamento e gli insuccessi fanno parte del cammino, ma il segreto di Santa Teresa dovrà essere anche il nostro: “Consideriamoci piccole anime che il Buon Dio deve sostenere ad ogni istante”. Secondo la promessa di Gesù, lo Spirito Santo scenderà su di noi, come è sceso sugli apostoli a Pentecoste. La forza di Dio è l'"antidoto" alla nostra debolezza, ma la nostra debolezza è una delle condizioni necessarie perché possiamo lasciarci abitare dalla Sua Grazia! Il Signore ci aiuti ad accogliere con misericordia e tenerezza le debolezze che scopriamo dentro di noi e nei nostri fratelli.

Che Egli ci insegni a vivere la benedizione che, in Gesù, ci dona ogni volta che gliela domandiamo. Prendiamo coscienza che siamo attesi in Cielo, per poter partecipare della comunione d’amore offertaci dalla Santissima Trinità. Nell’attesa di questo giorno benedetto, impegniamoci a costruire quaggiù questa vita con Dio per noi stessi e per i nostri fratelli e sorelle, come Egli ci ha insegnato.


"Poiché Gesù è risalito al Cielo, io posso seguirlo solo seguendo le tracce che ha lasciato, ma come sono luminose queste tracce, come sono profumate!"
Manoscritto C 36v

"Poniamoci umilmente fra gli imperfetti, stimiamoci piccole anime che il buon Dio deve sostenere ad ogni istante".

Lettera 243

SESTA DOMENICA
DI PASQUA

Gv 14,23-29
Quali sentimenti suscita in me il
sapere che Dio desidera prendere dimora nel mio cuore e nella mia vita?



Tu, Signore, desideri dimorare in noi ... !

Il brano del Vangelo di San Giovanni che la liturgia di questa domenica ci offre, fa parte dei cosiddetti “discorsi d’addio”. Sono gli ultimi insegnamenti e raccomandazioni che Gesù fa ai suoi discepoli, prima che essi ricevano lo Spirito Santo nella Pentecoste. Questi insegnamenti erano molto cari a Santa Teresa. Essi sono riportati varie volte nei suoi scritti e, ogni volta che ella li legge, ne scopre sfumature diverse. Santa Teresa medita lungamente gli insegnamenti di Gesù, comprende e desidera il dono della pace, che Egli porta a coloro che accettino di dare il primo posto a Dio nella propria vita e nei propri cuori.

Tale pace è opera dello Spirito Santo e, quindi, è completamente diversa da quella del mondo. C’è una condizione essenziale perché Dio stesso, la Santissima Trinità, prenda dimora nei nostri cuori: osservare la Parola di Gesù, viverla, farla nostra. Cosa significa questo concretamente? Quando ami una persona e ti senti amato da lei, ascolti le sue parole, tu sei disposto ad ascoltare i suoi consigli e, a volte, capita che, mentre ti sforzi di vivere quegli insegnamenti, li fai “tuoi”. Essi diventano, cioè, così importanti, che cominciano a scuoterti, a far parte di te, ad impregnare ed influenzare positivamente il tuo stile di vita, ad orientarti ed aiutarti nelle tue scelte.

Ad un certo punto, ti accorgi che cominci a fare o pensare in maniera naturale e spontanea quelle cose che ti erano state consigliate. Se questo è vero per le parole degli uomini, lo è molto di più per la Parola di Dio. Osservare la Sua Parola, come ci dice anche Santa Teresa, vuol dire fare la Sua volontà e trovare in essa la pace vera. La Parola di Dio è performativa: ci trasforma e ci dona la vera vita in abbondanza. Tutto parte dall’amore di Dio. Se sperimentiamo che Gesù ci ama, allora, saremo spinti a rispondere generosamente al Suo amore. Cercheremo di corrispondere generosamente al Suo amore, accogliendo la Sua volontà, che faremo nostra, consapevoli che essa è fonte di pace e di vera felicità per noi.

Come sottolinea Santa Teresa, il Signore desidera che cresca tra noi e Lui una relazione d’amore reciproco, ad immagine di quanto si vive nel seno della Trinità: Egli desidera dimorare in noi e che noi dimoriamo in Lui. Ovviamente, da un punto di vista solamente umano, c’è un’incolmabile sproporzione tra la capacità di amare di Dio e la nostra, ma attraverso il mistero dell’incarnazione, morte e resurrezione di Gesù, Egli ci offre i doni e la capacità di corrispondergli nel modo giusto.

Se realizzare tutto questo sembra impossibile per noi, non lo è certamente per Dio! Basta che guardiamo più da vicino le vite dei Santi! Occorre che la Parola di cui parla il Vangelo e che è la persona di Gesù stesso, diventi carne nelle nostre vite. Se la missione a cui siamo chiamati ci sembra troppo alta per noi, meditiamo le parole di Gesù ai discepoli: “Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Prepariamoci al meglio per ricevere lo Spirito Santo, perché il Signore ravvivi in noi del Suo Santo Spirito, nella Pentecoste ormai vicina. Invochiamolo anche nella nostra quotidianità, in ogni nostro momento di preghiera, in tutte le nostre necessità, in tutti i nostri bisogni, prima di ogni azione, di ogni incontro, perché agisca Lui attraverso di noi, perché riceviamo luce e forza e perché Egli riaccenda sempre più in noi la vita di Dio.



"Se uno mi ama custodirà la mia parola (cioè farà la mia volontà) e mio Padre l'amerà, e noi verremo a lui e faremo in lui la nostra dimora".

Lettera 142

"La sera dell'amore, senza parabole Gesù diceva: "Se uno vuole amarmi, accolga nella sua vita la mia Parola. Mio Padre ed io verremo a visitarlo e, prendendo dimora nel suo cuore, stando da lui, l'ameremo sempre. Vogliamo che, colmo di pace, dimori nel nostro Amore!".

Poesia 17,1

QUINTA DOMENICA
DI PASQUA

Gv 13,31-33a.34-35
Riesco a riconoscere, nella mia vita, le umiliazioni ed i fallimenti come occasioni di Grazia, che mi aiutano a crescere? 

Insegnaci, Signore, ad amare come Tu ci hai amati !

Il Vangelo di questa quinta domenica di Pasqua ci racconta l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli. La liturgia vuole condurre il nostro cuore lì dove è la sorgente del “comandamento dell’amore”. Questa sorgente si trova in Gesù che si offre per noi. Santa Teresa osserva in profondità quello che accade nel cenacolo e, soprattutto, nel cuore di Gesù e in quello dei discepoli. Ella osserva tutta la scena con gli occhi di chi vive già la Pasqua di Resurrezione e comprende bene il dono che Gesù fa di se stesso, nell’istituzione dell’Eucarestia.

Santa Teresa afferma che Gesù dona ai discepoli il comandamento dell’amore proprio nel momento in cui il loro cuore è acceso da un grande amore per Lui. In realtà, è santa Teresa stessa che, contemplando Gesù che offre se stesso per ciascuno di noi, come è raccontato nel Vangelo di Giovanni, sente il suo cuore infiammarsi sempre di più e si sente pronta ad accogliere il comandamento nuovo.
Che cosa comporta il vivere fino in fondo questo comandamento del Signore? Gesù non ci chiede più soltanto di amare gli altri come noi stessi, ma di amarci vicendevolmente come Lui ci ha amati. È la croce, allora, la misura per comprendere se stiamo amando gli altri, come ci chiede Lui!

Noi, che siamo suoi discepoli, dobbiamo condividere la Sua stessa volontà, ossia di veder acceso il fuoco dell’amore sulla terra in ogni cuore. Perché questo sia possibile, tuttavia, dobbiamo essere disposti a passare attraverso quella che Gesù chiama “glorificazione”. A prima vista, ci sembra assurdo che le nostre umiliazioni, le sofferenze, le ingiustizie che abbiamo vissuto e che abbiamo subito, possano essere per noi dei momenti di “gloria”. Eppure, quando Gesù è stato inchiodato sulla croce, quello è stato un grande momento di “gloria” per Lui!

La strada, dunque, è questa: per poter amare, come Lui ci ha amati, dobbiamo essere pronti a lasciare che l’amore bruci in noi tutte le nostre resistenze, chiusure, paure, il nostro amor proprio, le nostre presunte sicurezze, le nostre false immagini di Dio, le nostre disillusioni … Come avviene per una candela, che si consuma per mezzo della fiamma, così è necessario che accada la stessa cosa in noi, nel lasciarci consumare e trasformare dall’amore di Dio.

Pensiamo agli esempi di amore che abbiamo intorno a noi: quelli che “brillano” di più, ai nostri occhi, sono coloro che amano in verità, andando oltre l’affettività e i sentimenti, fino a lasciarsi consumare totalmente per il bene dell’altro, proprio come Gesù ha fatto per ciascuno di noi. In quel donarsi quotidiano, però, spesso la “luce” è nascosta, spesso c’è una “bellezza”, che pochi riescono a vedere!

La sfida più grande per noi cristiani è cercare la “gloria umile”, nascosta agli occhi del mondo, e scegliere di viverla fino in fondo, con la Grazia di Dio, per essere intimamente trasformati. Vivere il comandamento dell’amore non è, per noi, una scelta opzionale, ma una decisione essenziale nella vita di ogni battezzato: ad essa è legata, infatti, una promessa del Maestro: “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. 



"Ricordati della dolcissima Fiamma che tu volevi accendere nei cuori. Questo Fuoco del Cielo tu l'hai messo nella mia anima, anch'io voglio espanderne il calore ..."

Poesia 24,17

"Nell'ultima cena, quando sa che il cuore dei suoi discepoli brucia di un amore più ardente per Lui, che si è appena donato loro nel mistero ineffabile dell'Eucarestia, questo dolce Salvatore vuole donare loro un comandamento nuovo".
Manoscritto C 11v

QUARTA DOMENICA
DI PASQUA

Gv 10, 27-30
In quali momenti sento con chiarezza che il Signore mi chiama a seguirlo?

Signore Gesù, ci mettiamo in ascolto della Tua voce!

La quarta domenica di Pasqua è chiamata, tradizionalmente, “domenica del Buon Pastore” ed è dedicata, in modo particolare, alla preghiera per le vocazioni.
Come nasce una vocazione? Com’è che ci si sente chiamati dal Signore ad una missione specifica e unica? Tutto comincia proprio quando ci mettiamo in ascolto della voce del Pastore, che è il Signore. È bellissima l’immagine del “bel Pastore” utilizzata da Gesù nel Vangelo di Giovanni, ma essa deve essere colta nel suo significato profondo.

Il pastore conosce le pecore, che gli appartengono. Egli le conosce personalmente e le chiama per nome. Egli desidera il meglio per ciascuna. Esse ascoltano la sua voce, riconoscendola, e lo seguono. Aiutati dallo sguardo contemplativo di Santa Teresa, guardiamo a questa chiamata sul piano della vita spirituale. Il Signore, il “bel Pastore”, conosce ciascuno di noi profondamente, ci ama e ci chiama a seguirLo; il Suo sguardo non può lasciarci indifferenti, perché è lo sguardo di Qualcuno che ci ama, come nessun altro! È lo stesso sguardo che ha toccato gli apostoli.

Siamo dentro una relazione d’amore, che esige, da parte nostra, l’ascolto, l’apertura del cuore. Dobbiamo lasciarci convincere ad impegnarci nel progetto d’amore e di salvezza, pensato e voluto dal Padre dall’eternità per ciascuno di noi e rivelatoci da Suo Figlio. La nostra vocazione si iscrive perfettamente in questo disegno di Dio, come un frammento piccolissimo, che si inserisce nell’insieme della grande opera creata da Dio e che è essenziale alla riuscita di tutto il progetto divino.

La nostra vocazione comincia a germogliare quando comprendiamo che il Signore vuole fare di noi degli strumenti della Sua grazia, pur nel nostro piccolo, in questo piano di salvezza, e che Egli ci chiama a fare la nostra parte. È importante far fruttificare e tutti i doni e i carismi che abbiamo ricevuto e tutti quelli che lo Spirito Santo susciterà in noi per compiere le opere di Dio. Questo non può che sorprenderci immensamente, perché comprendiamo, allora, che Dio, l’Onnipotente, tiene fissi gli occhi su di noi, suoi Figli, da sempre, si fida di noi e conta su di noi.

Egli, infatti, conosce meglio di noi le nostre fragilità, la nostra povertà e debolezza, ma viene in nostro soccorso donandoci la Sua Grazia, perché ne siamo modellati interiormente e diveniamo disponibili e docili, come piccoli canali del Suo Amore destinato a raggiungere tutti gli uomini.
Santa Teresa si sente molto piccola davanti a Gesù e si considera come un “piccolo atomo del Sacro Cuore”. Nella preghiera e nella meditazione ella si sente guardata con amore dal Signore e si sente infiammare il cuore, al punto da voler “consumare” la sua vita solo per Lui.

Teresa si sente attratta dalla voce del Pastore, che ella chiama “dolce Amico” e trova la sua gioia e la sua pace nel cercare di piacere a Lui in ogni cosa e nel continuare a donarsi per rispondere generosamente al Suo amore. Ciascuno di noi può sentire questo stesso sguardo d’Amore profondo di Gesù, se egli lascia agire Dio. Ciascuno di noi può scegliere di rimanere in questa relazione, dalla quale, come Gesù stesso dice, nessuno potrà mai strapparci via, perché nessuno potrà strapparci dal Suo amore contro la nostra volontà.

Ciascuno di noi può decidere di lasciarsi modellare dal Fuoco Divino dell’Amore di Dio, che è lo Spirito Santo, perché “bruci” ogni nostra resistenza, ogni nostra paura, ogni attaccamento al mondo … Egli ci prepari a seguire il "Bel Pastore" in quella vocazione che è esattamente quella che Dio ha pensato per noi, e che è essenziale, insieme a tutte le altre vocazioni, per l’edificazione del Regno di Dio. 



Il tuo atomo, o Cuore Divino, ti dona la sua vita.
E' la sua pace, la sua gioia, farti piacere, Signore...
Il Tuo sguardo mi infiamma, mio unico amore.
Consuma la mia anima, Gesù, senza posa...
Piena di tenerezza, la tua voce mi rapisce
e il tuo cuore mi spinge o mio dolce Amico! ..." 

Poesia 15

TERZA
DOMENICA DI PASQUA

Gv 21,1-19
In quali occasioni il Signore
mi chiede di fidarmi di Lui e gettare
di nuovo le mie reti? 

Signore Gesù, ci fidiamo di Te!

Il Vangelo di questa domenica ci fa meditare sull’apparizione di Gesù Risorto ai suoi discepoli che si verifica sul lago di Tiberiade. In una delle sue lettere, Santa Teresa accosta questo episodio a quello della pesca miracolosa, raccontato nel Vangelo di Luca. Entrambi gli evangelisti mettono in luce un evidente fallimento che vivono i discepoli, i quali hanno passato tutta la notte a pescare, senza prendere nulla. Essi hanno contato sulle loro forze e non sulla provvidenza di Dio. In entrambe le situazioni, proprio nel momento di maggior scoraggiamento e delusione, arriva Gesù e li invita a fidarsi completamente di Lui e a gettare ancora le reti …

Questa pesca all’alba è, in realtà, qualcosa di umanamente impensabile perché, alla luce del giorno, i pesci sfuggono ai pescatori. Eppure, proprio questa pesca si rivela talmente abbondante, che i discepoli fanno addirittura difficoltà a tirare le reti. Questo avvenimento permette a Santa Teresa di riflettere sulla propria vita e sulla fede in Gesù. Egli opera miracoli, se trova i nostri cuori umili, disponibili a lasciarlo agire e ad aprirsi ad una fiducia incondizionata nel Suo amore e nella Sua Divina Volontà.

Questo avviene soprattutto quando sembra che Egli ci stia chiedendo delle cose che ci sembrano umanamente “impossibili”, oppure cose che non comprendiamo immediatamente. Dopo il miracolo lo sguardo dei discepoli verso quell’uomo “sconosciuto”, che avevano visto sulla riva, cambia! Quanto è facile anche per noi riconoscere la presenza di Gesù, quando vediamo, nel nostro quotidiano, i piccoli segni del suo intervento nelle nostre vite! Ad esempio, è facile ringraziarLo quando un problema di risolve, una malattia guarisce, scampiamo a qualche pericolo, ci riconciliamo con i nostri fratelli e sorelle …

Quanto, invece, è difficile vivere quella “notte” di fatica, nella quale sembra che non riusciamo a raggiungere quello che vorremmo! Ci costa molto prodigarci con tutti i nostri sforzi e poi non vedere il frutto delle nostre fatiche! Oggi siamo invitati a considerare due insegnamenti fondamentali di questo Vangelo, che Santa Teresa ci aiuta a fare nostri: il primo è che il Signore desidera fare grandi miracoli nella nostra vita; il Suo più grande desiderio è darci un’esistenza colma di quella pienezza d’amore, che può venire soltanto da Dio.

Il Signore aspetta soltanto che apriamo il nostro cuore e le nostre mani, che ci disponiamo in atteggiamento umile, senza paure e ansie, ma con una fiducia assoluta in Colui che può tutto. Di una cosa dobbiamo essere certi: da soli non potremo mai procurarci la vera gioia a cui aneliamo. È dunque essenziale fidarci e abbandonarci a Colui che ci ama da sempre e conosce tutto di noi!

Il secondo insegnamento riguarda la “notte”, apparentemente infruttuosa. Accettare di vivere fino in fondo i momenti di apparente solitudine, o l'apparente inutilità dei nostri sforzi, accogliere con coraggio l’oscurità delle nostre notti, vuol dire far memoria della luce del Risorto che, viene a darci forza, a dirci che è con noi e a sostenerci nella prova. Sperimentare quella fatica e accettarla vuol dire imparare ad accogliere senza ribellarsi, ma con amore, anche l’apparente assenza del Signore e i nostri fallimenti.

Questo atteggiamento è proprio di una fede matura e solida, che si è costruita per grazia di Dio, giorno dopo giorno e che si va consolidando, sempre più, come una vera relazione d’amore e di donazione totale. Il Signore ci ha amati e ha donato se stesso per noi, creature fragili e incostanti ed è proprio appoggiandoci sulla roccia che è Cristo, che possiamo vivere, fino in fondo, tutto, anche le nostre “notti”. Possiamo affermare anche noi, come Teresina: “Vivo senza nessun timore e amo la notte come il giorno".

"Gli apostoli, senza Nostro Signore, lavorarono tutta la notte e non presero pesce ... Egli voleva provare loro che solo Lui può donarci qualche cosa, voleva che gli apostoli si umiliassero ... forse, se (Pietro) avesse preso qualche pesciolino, Gesù non avrebbe fatto il miracolo; ma non aveva nulla, così Gesù riempì subito la sua rete ..."
Lettera a Celina 26 aprile 1894

“Mia gioia è la Santa Volontà di Gesù, il mio unico amore. Così vivo senza alcun timore, amo la notte come il giorno".
Poesia 45,2 

SECONDA DOMENICA
DI PASQUA

Gv 20,1-2;11-18
Conosco le paure che mi impediscono di fidarmi di Dio e del suo agire nella mia vita?

Gesù Risorto, sei presente e sei qui, con noi!

In questa seconda domenica di Pasqua, l’evangelista San Giovanni ci racconta due apparizioni di Gesù nel cenacolo: la prima è avvenuta la sera di Pasqua, la seconda è avvenuta otto giorni dopo. L’esperienza dell’incontro con il Risorto, che i discepoli vivono, è, senza dubbio, straordinaria. Essa è sconvolgente a tal punto che li spinge pian piano ad uscire dalle loro incomprensioni, dalle loro chiusure, dalle loro paure, dai loro dolori, per aprirsi all’annunzio e alla testimonianza del Risorto e di quanto Egli viene ad operare nelle loro vite. Questo è ciò che accade anche per noi, oggi, se facciamo l’esperienza della resurrezione e “accogliamo” la presenza del Cristo Risorto, che agisce nelle nostre situazioni di morte. Grazie al suo intervento divino, la nostra vita acquista un senso nuovo e diventiamo anche noi suoi annunziatori, suoi testimoni fedeli, suoi discepoli.

Talvolta, capita che ci troviamo immersi in una situazione di apparente oscurità e non vediamo altro che il buio che ci circonda. La prova, allora, è forte! Se solo riuscissimo a cogliere la luce e la presenza veramente reale del Risorto al nostro fianco, che si nasconde dietro quell’apparente oscurità! Eppure, il Signore permette che restiamo ancora nella “notte”, nel “dubbio”, perché forse non siamo ancora pronti a vivere come delle persone risorte e delle persone libere.

Questo è quanto accadde a san Tommaso, il quale non riusciva a credere che Gesù fosse vivo. Il dolore che egli provava, a causa della terribile passione e morte di Gesù, era troppo grande. Il senso di colpa per non aver potuto far nulla per aiutarlo, in quei momenti di sofferenza estrema era ancora più pesante da sopportare per lui. Il Signore, però, lo libera dall’angoscia e dall’incredulità, lasciandogli toccare le proprie ferite della crocifissione. Pur non essendo stati al posto di san Tommaso e pur non avendo avuto il privilegio di poter mettere le nostre mani nelle Sue ferite, siamo tuttavia, destinatari di una meravigliosa beatitudine, che Gesù pronuncia e che viene a confortarci. Egli, infatti, proclama “beati” tutti i discepoli che crederanno in Lui senza averlo visto.

Santa Teresa era consapevole di far parte di questa schiera numerosa di fedeli, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, quando viveva la “notte della fede”. Vivere la “notte” significa, infatti, avanzare alla sola luce della fede e abbandonarsi in Dio completamente, senza ricevere delle consolazioni sensibili.
Santa Teresa ci mostra come anche noi possiamo fare un vero e proprio salto: dalla fatica e dalla sofferenza causate da una “notte” che noi subiamo, alla gioia pura, che nasce, al contrario, da una “notte” in cui entriamo pieni di fiducia e di abbandono. L’unico desiderio della nostra amica Santa era quello di poter provare il proprio amore a Gesù anche in quella condizione di sofferenza spirituale, in cui, sensibilmente, sperimentava fortemente l’assenza del Suo amato Signore.

Quante volte, invece, noi aspettiamo che il Signore si mostri e si renda presente nelle nostre vite e nel mondo? Quante volte siamo noi a dire a Dio quello che, secondo noi, dovrebbe fare? La “piccola via” del Vangelo, però, quella che Santa Teresa stessa ci insegna e che siamo chiamati a percorrere, ci chiama a vivere le cose diversamente. Essa consiste nel voler seguire il Cristo e avere fiducia, nel desiderare di “non vedere niente” di straordinario e fidarsi completamente del Signore, consapevoli che, quando saremo in Cielo, avremo la risposta a tutte le nostre domande, a tutte le nostre lotte, e comprenderemo il vero valore e le conseguenze delle nostre azioni.

"Ricorda che il giorno della Tua vittoria Tu ci dicesti: "Chi non ha visto il Figlio di Dio tutto risplendente di gloria è beato, se in Lui comunque ha creduto". Nell'ombra della fede io ti amo e ti adoro, o Gesù! Per vederti attendo in pace l'aurora. Ricordati che il mio desiderio non è di vederti quaggiù ..."
Poesia 24,27

"Voi vi ricorderete che fa parte della mia "piccola via" desiderare di non vedere niente".

Ultimi colloqui 4.6.1

Offline Website Software